Cuìdate

In spagnolo, come in inglese, è molto comune salutare gli altri, prima di andare via, dicendo cuìdate take care of yourself. In italiano è più raro. Al massimo si dice riguardati, se stai male, o abbi cura di te, nella stessa situazione o nel caso di un addio. Credo che sia perché in italiano suona un po’ più cinematografico. Eppure, tutti noi avremmo bisogno di ricordarlo gli uni agli altri e, chi ci riesce, ricordarlo a noi stessi.

Mi sono messa il computer sulle gambe e ho cominciato a scrivere, con l’intenzione di scrivere un post il più brillante possibile. Ma appena ho cominciato, ho cambiato idea. Oggi non voglio essere brillante, anche perché è troppo difficile, troppi specchi intorno che riflettono la mia immagine a letto con la febbre, il moccio che cola frequentemente e nessuno che mi spalmi il Vick’s sul petto. I capelli (che di solito sono lo specchio della mia anima) non li descrivo nemmeno. Mi sto prendendo cura di me, per una volta,  disertando il lavoro per lasciar vivere la mia febbre e possibilmente farla morire senza traumi, nella solitudine della mia stanza e non in un ristorante affollato di gente che mi guarda come se uscissi da The Walking Dead.

Non ho fatto niente di eccezionale, ho fatto quello che fanno le persone normali quando stanno male: non vanno al lavoro. Però, no, io di solito non lo faccio. Di solito, al lavoro ci vado lo stesso, perché non voglio lasciare la mia squadra con un uomo in meno, perché mi sento in colpa se vanno in merda (come si dice in gergo) a causa mia. Oggi, invece, sono rimasta sdraiata, per celebrare il momento in cui i miei nervi e il mio fisico sono crollati per un banalissimo virus che si è sposato con la mia famosa stanchezza accumulata. Sono rimasta sdraiata, perché mi sono stancata di dovermi rialzare sempre, subito, per forza.

E dopo una giornata intera a vedere film demenziali, spalmare vick’s e prendere paracetamolo, mi è venuta voglia di vino. Il naso si sta liberando piano piano e posso sentire di nuovo l’odore dell’uva nel mio bicchiere. Vedrò un altro film e farò la larva a letto. Poi proverò a dormire, sperando che la febbre non torni a farmi tremare e provando a non pensare al tradimento di uno dei miei più cari amici, che si è messo dalla parte della mia peggior nemica, una psicopatica che pensa che sia andata a letto col suo uomo e mi sta rendendo la vita impossibile. Ecco, il mio amico sta al suo fianco e non al mio. Ma l’avevo già detto, mi pare, che le falene sbattono sulle luci artificiali, perché pensano di andare verso la luna. Siamo un po’ tonte, a volte.

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