Castelli sul tappeto

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Zia, aiutami, devo costruire un castello. Il secchiello è qui, aspetta che ti do la sabbia. Shhhh, zia questo è il rumore della sabbia, lo devi fare anche tu!

Shhhhhh. Così va bene?

Brava, adesso prendi la sabbia e costruisci.

Ok, così?

Ma no, zia, non sai nemmeno costruire castelli! Non lo puoi fare nell’aria, lo devi costruire qui, sul tappeto, altrimenti cade!

E se è un tappeto magico?

Se è magico, fa volare pure il castello.

Lezione di mio nipote, che ha tre anni, su come si costruiscono i castelli a terra, per farli volare. Non poteva scegliere un giorno migliore.

Sono stata qualche giorno a Roma e ho rivisto Mirko, che mi ha convinta di aver interpretato male il messaggio in cui mi diceva di stare con un’altra. Lo so benissimo, come lo sapevo prima, che probabilmente si vede con una o con più di una. Ma ho finto di credergli. Mi sono detta quella cosa che mi dico sempre prima di sbagliare: perché no? Mi piace lasciarmi convincere se mi fa comodo, sapendo già che è non è che un passo avanti verso il disastro. Perché tanto lo sanno tutte le donne che, passato il momento, un momento solitamente di tipo sessuale (almeno nel mio caso), si torna alla storia di prima o a una peggiore. Ci siamo visti e amati. E lasciati con un bacio. “Ti è tornato il sorriso”, mi ha detto dopo il bacio. E io non riuscivo a parlare per quanto sorridevo.

Ed è sparito, per un’altra settimana, pur avendomi chiesto di farmi sentire per rivederci prima della mia ri-partenza. Ieri ha finalmente risposto al mio messaggio di una settimana fa e io gli ho detto di non cercarmi più. Ha provato a spiegarmi che non aveva senso, ma ho insistito. Penso che mi prenderà in parola.

Rinuncio all’ennesima storia in cui il sorriso è l’eccezione e non la regola, all’ennesimo uomo che mi usa per sentirsi migliore, all’ennesima, anzi non all’ennesima, alla seconda volta che il mio cuore è andato in tilt e ha mandato in tilt il resto degli organi, alla seconda volta in cui avrei voluto rischiare di più, all’ennesima attesa di una carezza, alla seconda e ultima volta in cui mi preoccuperò di farmi scegliere.

Ora sono triste, ma non disperata. La mia ragione sembra aver preso il sopravvento, il mio cuore gliel’ha lasciato fare. Sono sfinita.

Non c’era il rumore della sabbia e non c’era il tappeto.

A costruire castelli faccio proprio pena, meno male che posso andare a ripetizioni da mio nipote.

 

 

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